Associazione Amici di Villa Ada

Associazione Amici di Villa Ada
dal 1987 per la tutela del parco pubblico

giovedì 22 aprile 2021

Villa Ada, i tagli degli alberi e l’assenza di un piano

Le associazione i comitati hanno scritto, il 21 aprile, a Roma Capitale chiedendo, per l’ennesima volta, che sia assicurata trasparenza e informazione sulla cura e la manutenzione del Parco.

I tagli procedono in modo troppo sbrigativo e senza che sia data la pur minima comunicazione su come si sta operando, sulla base di quali valutazioni e con indicazioni su come sarà ricostituito il patrimonio arboreo che è parte essenziale di Villa Ada, del suo aspetto e del suo ruolo per tutelare la biodiversità e l’ecosistema.

Da troppo tempo si attende e si reclama un piano di gestione del Parco, un’area di 160 ettari, che dovrebbe contenere indicazioni e programmazione su come operare per la conservazione e la tutela, per garantire la fruizione e gli equilibri naturali.

A parole si annunciano interventi, migliorie, investimenti ma, purtroppo, si assiste a lavori svolti in modo intempestivo e senza una necessaria attenzione per gli aspetti naturalistici e garantendo un’adeguata partecipazione dei cittadini.

Villa Ada è un grande parco urbano ma continua, da decenni, a essere considerato come un’aiuola, come un luogo da gestire senza lungimiranza e considerazione per la complessità degli ambienti naturali e per il valore sociale che svolge, con ecosistemi che in ambito urbano sono rari e fragili.

Si continuerà a richiedere attenzione e competenza per assicurare il futuro di Villa Ada e oggi, 22 aprile, data che in tutto il mondo celebra l’Earth Day è ancor più significativo pretendere un cambio di passo per la salvaguardia del Parco e del suo ecosistema.

 

hanno sottoscritto la richiesta a Roma Capitale:

Associazione Amici di Villa Ada

Associazione Amici dei Pini di Roma

Associazione AMUSE

Associazione Artù

Associazione Carteinregola

Cittadinanzattiva Nomentano-Trieste

Comitato amici di Piazza Verbano

Comitato Salviamo i Pini di corso Trieste

gruppo di lavoro per il Parco Nemorense

Osservatorio Sherwood

 


venerdì 16 aprile 2021

Villa Ada e GRAB: la discussione in Commissione Mobilità-Ambiente


Villa Ada e proposta di un tratto del GRAB: la Commissione consiliare Mobilità-Ambiente per ascoltare le opinioni delle associazioni e dei cittadini in relazioni a dubbi e perplessità sulle soluzioni progettuali.

Un incontro necessario, sollecitato da molte associazioni proprio per far sì che le problematiche connesse fossero discusse e portate all’attenzione dell’Amministrazione Capitolina.

Importante che siano stati ribaditi gli aspetti relativi alla regolamentazione e alla presenza di vincoli posti sull’area di Villa Ada e che sia stato dato rilievo a quanto le associazioni hanno fatto emergere affinché il progetto tenga in considerazione le criticità.


Resta la constatazione che il tempo reso disponibile per esporre le posizioni delle associazioni e dei comitati è stato troppo ristretto: molte osservazioni contengono elementi di dettaglio, con riferimenti ai documenti di pianificazione e alla normativa vigente.

Ribadiamo la necessità di:

  • approfondire la valutazione di impatto del progetto, considerando le fragilità ambientali e storico-archeologiche dell’area;
  •  considerare percorsi alternativi;
  • adottare misure di controllo e distinti per regolamentare i flussi, nel rispetto dei fruitori del parco, tutelando i pedoni.  

 qui il link per rivedere la riunione della Commissione


martedì 6 aprile 2021

Villa Ada: se ne parla tanto ma resta l’abbandono


Per capire meglio, per comprendere le origini del degrado e dell’abbandono del bene comune occorre mantenere alta l’attenzione: Villa Ada è un esempio di questa dimenticanza, di questo patrimonio inestimabile e trascurato.

Molte parole, a volte fuori dalla misura, sono state spese sul parco pubblico, sui progetti e sulle finalità a cui destinare parte di questo luogo così importante per il benessere dei cittadini: molte voci che hanno alimentato un dibattito serrato ma senza che, mai, si aggiungesse la parola di chi ha la responsabilità di amministrare, di rappresentare la volontà dei cittadini. Sono mancate le posizioni di chi ha incarichi politici, di maggioranza e di opposizione, facendo notare, ancora una volta, l’assenza e il disinteresse per il futuro di questo grande parco pubblico e una volontà chiara di tutela del verde urbano e della manutenzione della città.

I progetti appaiono quasi per caso ma incidono su un territorio che aspetta da anni un indirizzo chiaro in termini di gestione e manutenzione, con la definizione di interventi che non siano estemporanei quanto, piuttosto, coordinati e pianificati, come sarebbe necessario per agire nell’ottica di tutelare ecosistemi complessi, con un’estensione di 150 ettari, con parti di bosco e macchia che non possono essere considerati come delle aiuole.

La foto che descrive il degrado è quella del centro remiero che, ai bordi del lago, avrebbe potuto costituire un’attività importante per estendere le possibilità di svago e fruizione, offrendo alla cittadinanza un’occasione per godere di questo patrimonio pubblico, facilmente raggiungibile e a disposizione di tutti: una catapecchia in disuso, con vetri rotti e rifiuti abbandonati sotto gli occhi di tutti, anche degli amministratori che si trovassero a passare da lì.

Da tempo si chiede il recupero e la valorizzazione del cancello monumentale su via salaria ma da anni si rinvia, si susseguono incontri e proposte progettuali per la posa in opera di qualche parapedonale; da tempo si evidenzia la pericolosità del marciapiede, troppo stretto e spesso occupato da auto in sosta; da sempre si propone di rendere più sicuri gli attraversamenti pedonali e di risolvere i problemi connessi al traffico veicolare all’interno del parco; la casa dell’ex-guardiano avrebbe potuto essere un centro visite e accogliere i visitatori ma si è preferito lasciarla abbandonata; il tempio di Flora è un luogo che incute paura e attira degrado; le ex-scuderie reali sono fatiscenti e pericolanti, lasciate così, come un esempio di inadeguatezza e mancanza di capacità progettuale. Il casale della Finanziera è uno dei simboli di questa sconfitta, con i segni del vandalismo e dell’incapacità di proteggere qualcosa che appartiene alla collettività. Un elenco lungo e doloroso soprattutto se riferito alle battaglie per tutelare Villa Ada, ottenere l’esproprio per evitare speculazioni immobiliari: un elenco che descrive l’assenza di un piano, il vuoto della politica che non si fa carico del futuro di questo patrimonio naturale, storico, archeologico.

Un progetto per Villa Ada, per ricostruire la rete di sentieri, la fruizione e il godimento; il recupero di manufatti abbandonati; la gestione forestale del patrimonio arboreo con piani di assestamento e di manutenzione costante.

Questi sono i motivi per cui continueremo a restare coerenti con le nostre idee, difendendo l’integrità di Villa Ada e denunciando manomissioni e abbandono: lo facciamo perché conosciamo la storia e abbiamo percorso mille volte questi sentieri e vogliamo guardare al futuro, mantenendo alta l’attenzione e non rinunciando ai nostri principii.

Si avvicina una nuova fase elettorale e sarà interessante ascoltare le idee e gli impegni che i candidati alla guida della città e del municipio vorranno esprimere verso il verde pubblico, le ville storiche, la manutenzione del bene comune. Ci saremo, con le nostre opinioni e con le nostre critiche, come abbiamo fatto sempre, senza timori e indugi.

sabato 3 aprile 2021

Il senso della misura

 

Si discute e si litiga per un tracciato di un paio di km di ciclovia turistica che dovrebbe attraversare un parco pubblico di Roma. Il parco è Villa Ada, un grande ecosistema urbano di oltre 150 ettari, con una lunga storia di violazioni, espropri e battaglie per garantirne l’integrità e la finalità di area verde a disposizione dei cittadini. La ciclovia è il GRAB, una dorsale di circa 44 km che congiungerà i punti turistici che descrivono la grande bellezza di Roma: il Colosseo, i Fori imperiali, Villa Borghese, la via Appia Antica…

Forse in modo inaspettato l’Amministrazione Capitolina si è trovata di fronte a osservazioni e dubbi, espressi da associazioni e comitati che da decenni si occupano del bene comune e della salvaguardia degli aspetti naturali e culturali del Parco. Il progetto, presentato poche settimane fa con incontri con i responsabili dell’Agenzia per la mobilità, ha reso evidenti alcune incongruenze che è opportuno chiarire e affrontare, con l’idea di rafforzare l’idea stessa di dotare la città, dopo anni e anni di disattenzione e ritardo, di una rete ciclabile degna di questo nome.

Il progetto, forse per attenuare il contrasto con il traffico veicolare che pervade ogni angolo di Roma, prevede il passaggio all’interno di parchi e riserve naturali, inserendo in modo affrettato e poco attento un flusso di biciclette in aree che, per caratteristiche ambientali, sono destinate ai cittadini che le frequentano a piedi, con bambini e cani. Aree particolarmente importanti perché rappresentano i luoghi tutelati dove trovare il contatto con l’ambiente naturale e il silenzio dei sentieri dove camminare lentamente.

Due km di ciclovia, con fondo creato appositamente, con piccole infrastrutture a servizio (stazioni di ricarica elettrica, …) che attraverserebbero una delle parti più selvagge, a tratti intricata e sconnessa ma affascinante perché è proprio qui che è possibile immergersi un’isola naturale dove talvolta è udibile il picchio che modella il legno morti dei grandi alberi.

I progettisti hanno trovato una soluzione comoda, che non interferisce con la viabilità ordinaria, non sottrae spazio alle auto, non richiede il rispetto delle norme del codice della strada: ma è un percorso promiscuo in cui le bici, questa volta non necessariamente lente e attente al contesto, e i cittadini si dovrebbero trovare a coesistere, schivando pericoli e collisioni.

Il valore della fase di partecipazione di un progetto serve proprio a questo: far emergere critiche e osservazioni che è necessario valutare e considerare, adottando strumenti che permettano di confrontare alternative e azioni di mitigazione; una pratica consolidata, in uso per grandi infrastrutture e attività che si prevede possano avere impatti sull’ambiente, sulla salute e sul territorio. Più che giusto, quindi, far sì che la partecipazione sia ampia e aperta, attivando processi di ascolto e di confronto che permettano di elaborare progetti condivisi e capaci di acquisire forza dalla collaborazione di quanti vivono i luoghi e ne conoscono le fragilità e i fabbisogni.

Purtroppo non sempre accade che la partecipazione sia considerata un valore aggiunto e si preferisce innescare la contrapposizione, a volte ideologica, tra fronti incapaci di trovare un percorso di dialogo: c’è chi ritiene di poter assegnare ad altri il bollino di “ambientalista” e chi preferisce adottare la strada della protervia e dell’ironia senza argomenti, seguendo la modalità del “buttarla in caciara”.

Ma i due km di ciclovia promiscua all’interno di Villa Ada sono un esempio di come si preferisca non confrontarsi, adeguando le scelte all’esigenza di far passare le bici dove è più comodo, sottovalutando impatti e criticità. Una discussione senza costrutto, fondata sull’attribuire l’idea originaria ad Antonio Cederna che, scomparso nel 1996, ebbe a che fare con una realtà differente e si batté, in prima persona, per tutelare i parchi e garantire l’esproprio per aprire il parco ai cittadini: ma da allora sono trascorsi decenni, la società è cambiata, sono cambiate le esigenze di fruire del verde pubblico e, oggi più che mai, con la pandemia, si è compreso il valore degli ecosistemi protetti nelle aree urbane. Si è compreso anche il bisogno di cambiare il concetto di mobilità urbana, adottando scelte che vadano nella direzione di ridurre l’uso delle auto per privilegiare la mobilità ciclistica e pedonale, ma all’esterno delle aree sottoposte a vincolo ambientale, non all’interno dei parchi.

Il dibatto sui 2 km di GRAB dentro Villa Ada deve significare un cambio di passo: progetti calati d’alto, senza la dovuta ponderazione della possibilità di creare un’incidenza negativa sugli ecosistemi e sui modelli di fruizione, devono essere ripensati, adeguando le scelte infrastrutturali con una città capace di futuro, chiamata a colmare decenni di ritardo e preparando gli ambienti urbani a rispondere alle sfide del cambiamento climatico e dell’uso degli spazi pubblici.

Questi sono i motivi per cui continueremo a impegnarci per il bene comune, per la salvaguardia di Villa Ada e dell’ambiente naturale, ricordando il valore del capitale naturale e il senso dell’impegno di chi ha voluto che il parco fosse un grande e unico sistema naturale a disposizione dei cittadini.