A Roma, da qualche mese, si è innestata la polemica sul
GRAB, una ciclovia che in alcuni tratti dovrebbe attraversare parchi e aree
protette.
Un’idea che non ha visto un parere concorde da parte di
tutti: il passaggio in aree fragili, destinate alla fruizione pubblica anche
allo scopo di allontanare i rischi connessi al traffico e al transito di
veicoli, è diventato la soluzione per realizzare una ciclovia turistica,
finanziata dal Ministero per le infrastrutture e la mobilità sostenibile.
Si tratta di aree sulle quali sono vigenti vincoli e
dovrebbero essere attuate misure di protezione del paesaggio e della
biodiversità ma, per chi sostiene il GRAB, si tratta del modo per “valorizzare”
i percorsi ciclabili e incrementare la fruizione da parte di ciclisti.
Dispiace assistere a una polemica che usa i toni tipici di
un dibattito fuorviante, intriso di protervia e arroganza: si preferisce negare
il confronto sugli aspetti di criticità e adottare modi già visti, in altre
occasioni, in cui chi difende l’ambiente viene descritto come “anima bella” e
contrario al progresso.
Un frammento di zona umida, in un’area centrale della città,
non dovrebbe essere chiamata “pozzanghera”: è un modo di agire che dimostra
nervosismo e povertà di argomenti; usare la fragilità di un’area che, comunque,
svolge una funzione legata alla tutela della biodiversità e potrebbe
significare molto in termini di restauro naturale, per colpire associazioni, come
il WWF Italia, che chiesero rispetto e salvaguardia per quel frammento di
habitat, rappresenta un atteggiamento che preclude ogni tipo di ragionamento
fondato su principi democratici.
Il GRAB si farà perché è opportuno che Roma si doti di un
percorso ciclabile-turistico ma sarà obbligatorio attenersi ai vincoli e alle
prescrizioni indicate da leggi e regolamenti; sarà necessario adottare
soluzioni che non precludano la fruizione del parco a chi cammina preferendo
inserire sullo stesso percorso un tragitto da percorrere in bicicletta, creando
situazioni di rischio e disturbo; sarà necessario operare rispettando l’assetto
della vegetazione ed evitando impatti derivanti da infrastrutture che, seppur “leggere”,
possono incidere, in modo negativo, sugli equilibri esistenti.
Sono forme di confronto e dialogo che servono a creare
maggiore partecipazione e condivisione sulle scelte e che, in qualche modo, l’Amministrazione
comunale, titolare del finanziamento, dovrebbe favorire proprio perché sono
alla base degli strumenti di valutazione dei progetti, a maggior ragione se si
intendono realizzare interventi all’interno di aree tutelate.