Salviamo le altalene ricetta anti-degrado
LEGGEVO oggi i temi dei miei studenti, spietate descrizioni di giardinetti di periferia ridotti a polvere e sporcizia, amare considerazioni sull' inciviltà della gente, sulla mancanza d' amore per ciò che potrebbe rendere la vita più bella. Leggevo e pensavo: stavolta siamo completamente d' accordo, anche a me si stringe il cuore nel vedere così devastati i miei parchi, gli spazi verdi e avventurosi dove ho passato l' infanzia e l' adolescenza. Il laghetto del Parco Nemorense ormai è una palude zanzarosa, acqua infetta che stagna al sole, e cartacce, lattine, sigarette. Una volta, nella fantasia di un bambino, era l' Oceano, e al centro c' era Mompracen, e tutto era verde e azzurro: ora è la raffigurazione della malinconia. E anche le altalene sono scomparse. Resta la cornice di legno, come un patibolo vuoto. Ho spinto i miei figli fino al cielo su quelle altalene, ridevano, avevano un po' paura, non volevano che smettessi di farli volare. E lo stesso accade a Villa Ada. I giochi si guastano, i bambini intristiscono, c' è chi rompe e non c' è chi ripara. Una vecchia signora dice: "Ormai è così, nessuno sente più il bene pubblico. Si passa, si tira un calcio, si va via dritto. Il declino di cui tanto si parla comincia qui, su questi giochi spaccati, sugli scivoli imbrattati, su questo sfacelo sotto gli occhi di tutti". I vandali riescono a distruggere anche le panchine di travertino, ridono e distruggono. E le cose restano per mesi e mesi così, a volte per anni: offese, amputate, sfregiate. Chi non ama i giochi dei bambini e le panchine degli anziani e degli innamorati, odia la vita. Chi non ripara questi danni, dimentica i cittadini più fragili e indifesi, cioè i bambini e i vecchi. Abbiamo un disperato bisogno di pace, di verde, di amicizia. Vogliamo passeggiare nei nostri parchi respirando aria fresca e armonia, incontrando gente che ha voglia di parlare o di tacere serenamente. Vogliamo altalene che congiungano la terra al cielo, i bisogni ai sogni. Custodiamo i nostri parchi, difendiamoli dai barbari. E il Comune non chiuda gli occhi e le tasche, ma provveda. - MARCO LODOLI
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