È strano ma è proprio così: di Villa Ada, sui quotidiani di Roma,
si parla solo in termini negativi, per descrivere degrado, abbandono e
disinteresse.
Viene da chiedersi in quale altra capitale europea un grande
parco pubblico, di oltre 160 ettari, con aree di pregio, con importanti reperti
storici e un inestimabile patrimonio di biodiversità, sia lasciato in una
condizione di disinteresse e privo di un ente responsabile della sua gestione.
Da decenni l’associazione “Amici di Villa Ada” chiede, con
insistenza e determinazione, che sia adeguato e adottato un piano di assetto
del parco, individuando responsabilità e programmi di restauro ambientale.
Gli interlocutori istituzionali non
hanno mai voluto accogliere le proposte: si dilazionano i tempi, si riduce
tutto a problemi di budget e di priorità, ma, nel frattempo, Villa Ada soffre
dell’assenza di un progetto, lasciata nello stato di abbandono senza
prospettive. Si resta sempre incartati tra mille competenze incapaci di
dialogare e riorganizzare la gestione di un patrimonio che non può essere solo
burocratica.
Anche oggi una lettera, sul
Corriere della Sera, che descrive una situazione normale, che andrebbe
affrontata e gestita ma che, a Roma, nel 2013, diventa un’emergenza: in altre
città i parchi sono destinati alla fruizione dei cittadini e organizzati in
modo da accogliere i visitatori, a Roma questo sembra impossibile. Migliaia di
persone, in modo particolare bambine e bambini, sono nelle condizioni di non
poter godere di un bene comune, di una ricchezza che appartiene alla Città.
Il problema non è solo di Villa
Ada ma dell’intera Città e, le ville storiche, il verde pubblico e i parchi
soffrono in modo particolare di questo stato di cose.
Di tutto questo l’unica
responsabilità è da addossare alla miopia, all’inconsistenza e alla scarsa
lungimiranza di chi amministra Roma Capitale e, nel caso di Villa Ada, il
Municipio 2: è inutile ogni altro commento
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