Il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato, a maggio 2017, il
Primo rapporto sul Capitale naturale. Il rapporto sullo Stato del
Capitale Naturale in Italia, previsto dal “Collegato Ambientale (L.221/2005), è
stato consegnato dal Ministro dell’Ambiente al Presidente del Consiglio e al
Ministro dell’Economia: un documento affronta il legame tra lo stato
dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche.
Frutto del lavoro del Comitato per il Capitale Naturale, cui
hanno partecipato nove ministeri, cinque istituzioni di ricerca pubbliche,
Regioni, Comuni e nove esperti scientifici, il Rapporto raccoglie le
informazioni rilevabili sullo stato di conservazione di acqua, suolo, aria,
biodiversità ed ecosistemi, avviando un modello di valutazione del Capitale
Naturale.
Il lavoro svolto dal Comitato ha permesso di individuare una serie
di raccomandazioni, con obiettivi da perseguire nel breve e medio periodo, tra
cui: l’adozione di un piano d’azione per
il Capitale Naturale, per consentire di attribuire un ruolo centrale per la
predisposizione delle misure del DEF (Documento di Economia e Finanza) e del
PNR (Piano Nazionale di Riforma), in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda
2030 e della Strategia di Sviluppo Sostenibile; l’integrazione nella
contabilità pubblica e nella contabilità privata; il rafforzamento del sistema
delle aree protette di terra e mare; l’attuazione delle disposizioni
riguardanti i cosiddetti “appalti verdi”, includendo nelle valutazioni i costi
per la collettività derivanti dal consumo di risorse naturali e dall'inquinamento.
Villa Ada, il parco pubblico che si trova a Roma, viene
preso in considerazione, nel Rapporto (pagg. 143-144) per evidenziare il ruolo
delle aree protette e delle superfici boscate per contribuire a ridurre l’impatto
delle polveri sottili. Uno degli effetti positivi che i servizi ecosistemici
svolgono e che testimoniano l’importanza di investire nella gestione e nella
manutenzione delle aree protette, anche in aree urbane ad alta densità.
Da anni associazioni e cittadini chiedono, all'Amministrazione capitolina, un impegno serio e concreto per la cura del parco, per investire nella manutenzione del patrimonio arboreo e dei sistemi di fruizione. Richieste che, ogni volta, cadono nel nulla, senza che siano assunti piani che definiscano gli interventi prioritari e la gestione costante del parco. Se ne accorge il Ministero dell'ambiente, inserendo gli alberi di Villa Ada in un rapporto di alto livello scientifico ed economico ma il Campidoglio e il Municipio sembrano non accorgersi di nulla, come se il tema non riguardasse il governo della città e il futuro di chi vive a Roma.
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estratto dal Rapporto:
Deposizione del
particolato atmosferico (PM) in una Villa storica di Roma: Villa Ada Savoia
Al fine di
quantificare il servizio ecosistemico di rimozione per una infrastruttura verde
presente all’interno di tali città, si è focalizzata l’attenzione su un ampio
parco urbano situato nel centro della città di Roma, Villa Ada Savoia. La
Figura H8 mostra la mappa della Villa ottenuta tramite classificazione di
un’immagine Landsat 5 (Manes et al., 2012). Questa infrastruttura verde è
circondata da strade ad elevato traffico veicolare con un’estensione totale di
160 ettari, è uno dei più vasti parchi urbani di Roma (Alessio et al., 2002). È
composta da pascoli artificiali, corpi d’acqua e alberi radi, ma la parte
interna è caratterizzata da un’ampia foresta prevalentemente costituita da
Pinus pinea L. (pino domestico) e Quercus ilex L. (leccio). Specie decidue,
come Quercus cerris L. (cerro) e Castanea sativa Mill. (castagno) sono inoltre
presenti.
I dati sulla rimozione
di PM10, sono stati ottenuti sia mediante un approccio modellistico, sia con
misure sperimentali di campo. Il particolato atmosferico si deposita per
gravitazione principalmente sulle superfici fogliari, e successivamente, si
ri-sospende o viene dilavato con le piogge (Nowak, 1994). L’efficienza di
cattura del particolato da parte della vegetazione, è correlato a diversi
fattori, molti dei quali appartengono alle caratteristiche morfo-funzionali
delle specie (Nguyen et al., 2015). Tra questi, le più importanti sono la forma
e la struttura della lamina fogliare, la presenza di peli e/o rivestimenti
cerosi delle foglie, che possono aumentare l’efficienza di rimozione (Sgrigna
et al., 2014). Quindi, raggruppare la vegetazione in gruppi funzionali, come
già descritto, in latifoglie sempreverdi, latifoglie decidue e conifere, ognuno
con le proprie caratteristiche morfo-anatomiche, ecofisiologiche e con proprie
dinamiche stagionali, può aiutare a comprendere gli effetti svolti della
vegetazione sul miglioramento della qualità dell’aria, così come a sviluppare
strategie efficienti di gestione mirate a migliorare la fornitura di servizi
ecosistemici in un contesto di cambiamento climatico.
Stima della deposizione potenziale di PM10 Il trend annuale di deposizione di PM10,
simulato per i tre gruppi funzionali, mostra che la deposizione è massima per
le latifoglie sempreverdi e le conifere durante l’inverno e l’autunno, periodo
in cui le latifoglie decidue non contribuiscono alla fornitura di tale servizio
(Manes et al., 2014; Marando et al., 2016). Inoltre, le latifoglie decidue
mostrano valori di deposizione inferiori rispetto alle sempreverdi e le
conifere durante l’estate, in quanto le elevate temperature tipiche dell’isola
di calore urbana e la ridotta disponibilità idrica al suolo influenzano lo
sviluppo vegetativo. Mediante un approccio di simulazione è stato stimato il
miglioramento di qualità dell’aria dovuto alla capacità di deposizione del
particolato operato dalla vegetazione.