Si discute e si litiga per un tracciato di un paio di km di ciclovia turistica che dovrebbe attraversare un parco pubblico di Roma. Il parco è Villa Ada, un grande ecosistema urbano di oltre 150 ettari, con una lunga storia di violazioni, espropri e battaglie per garantirne l’integrità e la finalità di area verde a disposizione dei cittadini. La ciclovia è il GRAB, una dorsale di circa 44 km che congiungerà i punti turistici che descrivono la grande bellezza di Roma: il Colosseo, i Fori imperiali, Villa Borghese, la via Appia Antica…
Forse in modo inaspettato l’Amministrazione Capitolina si è
trovata di fronte a osservazioni e dubbi, espressi da associazioni e comitati
che da decenni si occupano del bene comune e della salvaguardia degli aspetti
naturali e culturali del Parco. Il progetto, presentato poche settimane fa con
incontri con i responsabili dell’Agenzia per la mobilità, ha reso evidenti
alcune incongruenze che è opportuno chiarire e affrontare, con l’idea di
rafforzare l’idea stessa di dotare la città, dopo anni e anni di disattenzione
e ritardo, di una rete ciclabile degna di questo nome.
Il progetto, forse per attenuare il contrasto con il
traffico veicolare che pervade ogni angolo di Roma, prevede il passaggio all’interno
di parchi e riserve naturali, inserendo in modo affrettato e poco attento un
flusso di biciclette in aree che, per caratteristiche ambientali, sono
destinate ai cittadini che le frequentano a piedi, con bambini e cani. Aree
particolarmente importanti perché rappresentano i luoghi tutelati dove trovare
il contatto con l’ambiente naturale e il silenzio dei sentieri dove camminare
lentamente.
Due km di ciclovia, con fondo creato appositamente, con
piccole infrastrutture a servizio (stazioni di ricarica elettrica, …) che
attraverserebbero una delle parti più selvagge, a tratti intricata e sconnessa
ma affascinante perché è proprio qui che è possibile immergersi un’isola
naturale dove talvolta è udibile il picchio che modella il legno morti dei
grandi alberi.
I progettisti hanno trovato una soluzione comoda, che non
interferisce con la viabilità ordinaria, non sottrae spazio alle auto, non
richiede il rispetto delle norme del codice della strada: ma è un percorso
promiscuo in cui le bici, questa volta non necessariamente lente e attente al
contesto, e i cittadini si dovrebbero trovare a coesistere, schivando pericoli
e collisioni.
Il valore della fase di partecipazione di un progetto serve
proprio a questo: far emergere critiche e osservazioni che è necessario valutare
e considerare, adottando strumenti che permettano di confrontare alternative e
azioni di mitigazione; una pratica consolidata, in uso per grandi
infrastrutture e attività che si prevede possano avere impatti sull’ambiente,
sulla salute e sul territorio. Più che giusto, quindi, far sì che la
partecipazione sia ampia e aperta, attivando processi di ascolto e di confronto
che permettano di elaborare progetti condivisi e capaci di acquisire forza
dalla collaborazione di quanti vivono i luoghi e ne conoscono le fragilità e i
fabbisogni.
Purtroppo non sempre accade che la partecipazione sia
considerata un valore aggiunto e si preferisce innescare la contrapposizione, a
volte ideologica, tra fronti incapaci di trovare un percorso di dialogo: c’è
chi ritiene di poter assegnare ad altri il bollino di “ambientalista” e chi
preferisce adottare la strada della protervia e dell’ironia senza argomenti,
seguendo la modalità del “buttarla in caciara”.
Ma i due km di ciclovia promiscua all’interno di Villa Ada
sono un esempio di come si preferisca non confrontarsi, adeguando le scelte
all’esigenza di far passare le bici dove è più comodo, sottovalutando impatti e
criticità. Una discussione senza costrutto, fondata sull’attribuire l’idea
originaria ad Antonio Cederna che, scomparso nel 1996, ebbe a che fare con una
realtà differente e si batté, in prima persona, per tutelare i parchi e
garantire l’esproprio per aprire il parco ai cittadini: ma da allora sono
trascorsi decenni, la società è cambiata, sono cambiate le esigenze di fruire
del verde pubblico e, oggi più che mai, con la pandemia, si è compreso il valore degli ecosistemi protetti nelle aree urbane. Si è compreso anche il
bisogno di cambiare il concetto di mobilità urbana, adottando scelte che vadano
nella direzione di ridurre l’uso delle auto per privilegiare la mobilità
ciclistica e pedonale, ma all’esterno delle aree sottoposte a vincolo
ambientale, non all’interno dei parchi.
Il dibatto sui 2 km di GRAB dentro Villa Ada deve significare un cambio di passo: progetti calati d’alto, senza la dovuta
ponderazione della possibilità di creare un’incidenza negativa sugli ecosistemi
e sui modelli di fruizione, devono essere ripensati, adeguando le scelte
infrastrutturali con una città capace di futuro, chiamata a colmare decenni di
ritardo e preparando gli ambienti urbani a rispondere alle sfide del
cambiamento climatico e dell’uso degli spazi pubblici.
Questi sono i motivi per cui continueremo a impegnarci per
il bene comune, per la salvaguardia di Villa Ada e dell’ambiente naturale,
ricordando il valore del capitale naturale e il senso dell’impegno di chi ha
voluto che il parco fosse un grande e unico sistema naturale a disposizione dei
cittadini.
Come utente pedone “camminatore” del parco di Villa Ada e della Riserva Valle dell’Aniene da anni subisco l’aggressività diffusa di molti (per fortuna non tutti) ciclisti: lo scampanellare preventivo avverte e dice “sto arrivando stai attento e scansati... fai attenzione” Secondo loro il pedone deve prestare attenzione a chi si avventura con il suo mezzo
RispondiEliminameccanico! Come se avesse un diritto di precedenza o una pretesa di rispetto dovuto verso il più forte! ? Forse questa cultura, questa mancanza di rispetto non è costruttiva di un clima sociale positivo ma perpetra la legge del più forte... è la legge della jungla?
grazie per il contributo "diretto". Stiamo tentando come Associazioni che sono presenti a Villa Ada e nel Municipio 2 di rendere evidenti le incoerenze di un progetto che non tiene conto delle criticità del percorso proposto: è dura affrontare un dialogo che ha molte rigidità e vorrebbe escludere la voce di chi il Parco lo conosce e lo difende da tempo...
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